Adriana Peralta era andata al Caffè del Martire quella mattina: aveva un appuntamento con un suo cliente. Mentre attendeva l'arrivo dell'imprenditore, conversava allegramente con Felicio sorseggiando il suo “capoinbi” - mini cappuccino in bicchiere-. Parlavano del “Green Pass

-“Non l'ho scaricato. Non voglio fare lo SPID”, disse Felicio. “Non voglio dare la mia vita in pasto agli altri. Non mi farò un'identità digitale”. Il barman temeva un “furto d'identità” una volta avesse completato l'accesso alla Piattaforma. Manuelita, sua figlia dodicenne, aveva insistito tanto, perché voleva andare in vacanza e, dopo essersi vaccinata, desiderava vedere sullo schermo dello smartphone il suo “passaporto” in forma di “QR”. Tuttavia, Felicio e Franca vedevano “luci ed ombre” in quella facilità a cliccare loghi ed icone che consentivano di visualizzare i loro dati sensibili. Manuelita era contrariata perché, non essendo maggiorenne, non poteva avere una sua firma digitale, e dopo avere provato qualche volta ad entrare nella Piattaforma senza permesso, aveva desistito per non creare “un vero pasticcio”.

Adriana rifletté mentre Felicio accontentava un'altro avventore. Poteva immaginare l'Ispettore Lombriz mentre, nelle sue indagini incompiute, tentava di carpire ogni dettaglio delle vite altrui, per intimo che sembrasse. L'Ispettore premeva tasti in continuazione cercando informazioni nelle Banche dati accessibili al Corpo, mentre bisbigliava guardando lo schermo: “le bugie hanno le gambe corte”.

E così, anche se Felicio non era consapevole, la sua vita era già “in pasto agli altri”, perché bastava qualche click per scoprire quanto spendeva al mese in generi alimentari, quanto costavano le lezioni di ginnastica di Manuelita, quando era stata l'ultima volta che lui e Franca erano andati in vacanza, qual'era l'auto che guidava, qual'era il suo compenso mensile – al netto delle mance, rigorosamente “free” - ; sicuramente non si sarebbe sentito a proprio agio se avesse saputo che l'Ispettor Lombriz aveva accesso anche alla sua cartella clinica e sapeva quando aveva fatto l'ultima prova del sangue. Sicuramente l'ufficiale avrebbe arricciato il naso in un'eventuale indagine vedendo che, nonostante i conti correnti riportassero dei compensi modesti, Felicio e Franca andavano in vacanza, in Ristorante, in Palestra, dal Barbiere, in Salone di Bellezza, e portavano Manuelita a fare la settimana bianca. Eh, no...” in nero non si può!!!”.

Adriana era ben consapevole che, nonostante le banche dati e le statistiche dell'Ispettore Lombriz, condurre una vita modesta senza farsi mancare niente con uno stipendio medio era altro che fattibile. Bastava fare attenzione alle spese, e seguire qualche accorgimento. Poteva immaginare la capacità gestionale di Franca, che conduceva la sua vita in maniera regolare, come quella di un'equilatero, sempre con i lati congruenti, con le spese oculate e accurate; in questo caso un “equilatero femmina

Adriana immaginava la sovrapposizione dei dati prodotti dalle Banche dati, che probabilmente individuavano sempre un principio di frode. Stabilire quale spettava sempre al Magistrato. Adriana pensò: e quale frode sarebbe questa? “Frode di colore”? Perché la loro vita non è spenta sarebbero colpevoli? E di cosa poi?

I pensieri s'arrestarono non appena vide il suo cliente avvicinarsi con un grande sorriso. Mentre lo salutava con cordialità pensò che stavolta il suo vissuto aveva preso il sopravvento, come a volersi infiltrare di nascosto laddove nessuno lo aveva chiamato; qualcuno oserebbe dire che era un caso di “immigrazione illegale”; non tutti devono essere consapevoli di quanto “l'occhio del Grande Fratello” attanagli le loro vite.

Adriana, stai attenta! Tieni i tuoi pensieri per te o rovinerai la giornata a Felicio.

"In nero non si può": pesto di cavolo nero con frutti secchi